A causa dei cambiamenti climatici la nostra salute è messa in pericolo ogni giorno. Un'aria satura di gas nocivi e fenomeni atmosferici sempre più imprevedibili e violenti danneggiano noi e l'ambiente in cui viviamo. Il recente Accordo COP21 siglato a Parigi lo scorso 12 Dicembre è un primo passo volto a ridurre l'emissione di gas effetto serra e quindi la presenza di quei fenomeni che ne sono diretta conseguenza. Ma, l’Accordo è davvero un impegno concreto da parte degli Stati? O la discrezionalità di questi ultimi ancora prevale?
by Pietro Dionisio
Degree in Political Science, International Relations
Cesare Alfieri School, University of Florence, Italy
COP21: Salute Inscindibile dal Futuro del Pianeta
Il recente accordo sui cambiamenti climatici siglato a Parigi il 12 dicembre 2015 dimostra la vitale importanza su scala mondiale di un problema per il quale non è più possibile perdere tempo.
Le manifestazioni del mutamento climatico in atto sono molteplici. Alcune sono talmente discrete da non essere nel breve periodo percepibili, altre, purtroppo, si palesano brutalmente con devastazioni ambientali e alta letalità, impattando criticamente sulle economie dei Paesi colpiti e sulla salute umana, animale e vegetale.
La stessa Direttrice Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Margaret Chan, in un discorso rilasciato lo scorso 8 Dicembre a Parigi nel contesto della Conferenza COP21, affermava che “l’accordo sui cambiamenti climatici non è un trattato atto soltanto a salvare il pianeta da danni profondi e irreversibili. Ma è anche un trattato sulla salute pubblica, con l’immenso potenziale di salvare vite umane in tutto il mondo.”
Fonti OMS informano che dal 2030 i costi previsti per la sanità dovuti ai danni provocati dai cambiamenti climatici potrebbero essere pari a 2-4 miliardi di dollari all’anno. Mentre, tra il 2030 e il 2050 si potrebbero registrare circa 250.000 morti per anno causate da malnutrizione, malaria, diarrea e stress fisico da ondate di calore.
Nessuna regione nel mondo è immune dagli effetti delle mutazioni climatiche, ormai in ascesa quasi esponenziale e responsabili di effetti diretti e indiretti sulla salute. Per effetti diretti generalmente si intendono le immediate conseguenze di siccità, inondazioni, ondate di calore o di freddo, e di tempeste di inaudita violenza. Per effetti indiretti si intendono, invece, le possibili conseguenze comunque connesse al cambiamento climatico: tra gli esempi, le migrazioni di popoli (con correlato rischio conflitti), ovvero la comparsa, o l’incremento, di malattie precedentemente assenti o di minimo riscontro in un habitat specifico.
Il fatto che i Paesi partecipanti alla Conferenza di Parigi abbiano deciso di impegnarsi, anche mediante adozione di fonti energetiche “green economy”, a ridurre l’emissione di gas effetto serra (Art.4) e a contenere l’aumento della temperatura non oltre +1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali (Art.2) potrebbe sicuramente implicare effetti positivi per la salute individuale e collettiva. All’opposto di una economia ancorata a carburanti fossili e perciò responsabile di maggior incidenza di malattie e neoplasie polmonari secondarie all’eccesso indotto di CO2 nell’aria respirata.
Oltre ad effetti ancora più gravi individuabili nel riscaldamento ambientale foriero di incontrollabili fenomeni atmosferici conseguenti a livelli mai prima raggiunti di gas effetto serra.
Ridurre l’emissione dei gas serra, quindi, è estremamente importante, con ricadute positive attese sul miglioramento della salute delle popolazioni e sulla diversificazione nell’allocazione dei budget nazionali e familiari da spese sanitarie ad altri beni di consumo, con correlato risparmio per le casse statali. Nel merito, la Commissione Europea ha stimato che la diminuzione della mortalità ottenuta mediante la riduzione degli inquinanti atmosferici comporterebbe benefici stimabili in €17 miliardi per il 2030 e fino a €38 miliardi per il 2050.
Contestualmente alla riduzione delle emissioni, i sistemi sanitari dei Paesi, soprattutto i più sviluppati, sono tenuti ad un ruolo proattivo così da ottenere una riduzione dei costi e quindi fornire una maggior offerta di servizi economicamente accessibili e con targets non limitati alla gestione e cura delle patologie respiratorie indotte. Al riguardo, l’Ospedale Universitario Nazionale di Cheng Kung di Taiwan, nel 2011 ha promosso un progetto mirato alla riduzione delle emissioni di CO2 per un valore pari a circa 5,259 tons all’anno, così da aumentare il tasso di risparmio energetico complessivo del 150% c.a. e conseguire un risparmio di circa 571,962 dollari. Ma esempi analoghi sono altresì documentabili negli Stati Uniti, Regno Unito e Corea del Sud.
Ancora citando le parole di Margaret Chan “Un Pianeta rovinato non può sostenere le vite umane in uno stato di buona salute. Un pianeta in salute e persone in salute sono due facce della stessa medaglia”.
Nessun dubbio che l’Accordo COP21 rappresenti un passo di estrema importanza, ma molto resta da fare e molte preoccupazioni devono essere sciolte. Riusciranno i Paesi a mettere da parte gli egoismi economico-politici per il fine superiore di preservare la natura, di cui siamo tutti parte, e garantire alla generazione presente e a quelle future una vita migliore?
L’Articolo 21 dell’Accordo stabilisce chiaramente che affinchè il testo entri in vigore e sia legalmente vincolante, almeno 55 Parti alla Convenzione (le cui emissioni costituiscano almeno il 55% di quelle globali) devono averlo firmato e ratificato.
Saranno questi numeri raggiunti in breve tempo? L’esperienza del Protocollo di Kyoto (1997) ci dimostra come i Governi di molti Paesi siano purtroppo lenti ad interiorizzare le giuste richieste, invece troppo spesso vissute come ostacoli al perseguimento dei propri interessi.
Il Protocollo di Kyoto riuscì ad entrare in vigore soltanto il 16 Febbraio del 2005 e gli Stati Uniti non lo hanno mai ratificato!
Lo svolgersi degli aventi sarà diverso per il COP21? L’Accordo è da considerarsi come un ulteriore esempio di buoni propositi o si tradurrà, invece, in celeri azioni condivise nell’interesse delle sorti del pianeta e di tutti i suoi abitanti?
Molti dubbi davvero rimangono poiché, mentre i 29 Articoli costituenti l’Accordo si limitano a raccomandare agli Stati di tenere comportamenti virtuosi, nessuna sanzione purtroppo è stata prevista.